GLI INVERTEBRATI CAMBIERANNO DIMENSIONI A CAUSA DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO
Verbania Pallanza, 7 giugno 2018
Insetti, ragni e crostacei in un prossimo futuro andranno incontro a variazioni delle loro misure corporee a causa del riscaldamento globale, a seconda che si trovino in città, in aree naturali o in zone frammentate e questo avrà conseguenze per le specie che di essi si nutrono. A sostenere questo ulteriore effetto delle attività umane nell'antropocene, uno studio internazionale pubblicato sulla rivista Nature a cui hanno preso parte l'Istituto per lo Studio degli Ecosistemi del Consiglio Nazionale delle Ricerche e il Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi dell'Università di Torino.
La ricerca, svolta in Belgio e finanziata dal governo belga, si prefigge lo scopo di capire come cambieranno gli organismi intorno a noi in futuro, usando come modello di studio quanto avviene attualmente in città. Gli ambienti in città sono caratterizzati da due problematiche differenti per gli organismi animali: le temperature sono più alte rispetto alle aree agricole e naturali limitrofe (effetto isola termica), mentre sempre in città gli habitat idonei tipo prati, giardini, siepi e stagni sono separati tra loro da zone dove gli organismi non riescono a sopravvivere (effetto frammentazione ambientale).
Lo studio è stato condotto censendo le comunità di tutte le specie di dieci gruppi di invertebrati terrestri (ad esempio farfalle, falene, coleotteri e ragni) e acquatici (ad esempio crostacei e altri organismi del plancton) in 81 siti con caratteristiche diverse in termini di urbanizzazione, temperatura, frammentazione, e altre variabili ambientali.
Il disegno di campionamento ha permesso di attuare analisi statistiche robuste e convincenti sugli effetti del cambiamento climatico: l'aumento di temperatura con effetto isola termica farà scomparire le specie di invertebrati di dimensioni maggiori. Le diminuzioni di dimensioni registrate vanno dal 15% dei crostacei ostracodi al 20% dei coleotteri e dei ragni erranti, fino al 45% dei crostacei cladoceri, un elemento importante del plancton d'acqua dolce.
I risultati hanno mostrato come in generale le comunità animali siano costituite da specie progressivamente sempre più piccole all'aumentare della temperatura. Una temperatura ambientale più elevata, come quella che si trova in città, aumenta i tassi metabolici e le specie più piccole si riscaldano prima di quelle più grandi, raggiungendo le temperature corporee adatte alle loro attività: questo è vero soprattutto per gli animali invertebrati, la cui dimensione corporea è quindi legata all'intero ecosistema.
Gli ambienti urbani sono però caratterizzati, oltre che da temperature maggiori rispetto alle aree naturali limitrofe, anche da un'elevata frammentazione degli habitat disponibili, con piccole aree naturali separate da vaste aree completamente antropizzate. Si è scoperto che questo elemento aumenta, all'opposto, la frequenza delle specie di dimensioni maggiori. In città abbiamo per esempio trovato specie in media del 10% più grandi nelle farfalle diurne e del 20% nelle falene notturne, nelle cavallette e nei grilli. Per questi gruppi, in ambiente urbano, a causa della frammentazione degli ambienti idonei, sopravvivono quindi le specie di dimensioni maggiori malgrado l'aumento di temperatura.
L'effetto di 'isola termica' o 'isola di calore' che sperimentiamo in molte zone urbane in qualche modo anticipa temperature che in futuro potrebbero registrarsi al di fuori delle città. Anche gli animali a sangue caldo (mammiferi e uccelli), potenzialmente non influenzati da temperature superiori di pochi gradi, subiscono indirettamente gli effetti che il riscaldamento provoca sull'ambiente e sull'ecosistema, a causa della perdita di prede. Tutti gli animali insettivori, come uccelli e piccoli mammiferi, dovranno investire maggiori energie per ottenere la stessa quantità di cibo catturando un numero maggiore di prede sempre più piccole.
La ricerca fornisce le basi per elaborare un'adeguata pianificazione urbana e aumentare l'effetto positivo delle aree verdi, limitando gli effetti negativi dell'aumento di temperatura e della frammentazione delle aree verdi.
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